TATIYAK - letture

Inuit
Images d'Ammassalik - Groenland, 1934-1936
Robert Gessain – Editions de la Martinière - Paris 2007

Scheda del 30 ottobre 2012 a cura di Tatiana Cappucci

Un bellissimo catalogo quadrato 25x25 che raccoglie oltre 100 fotografie in bianco e nero di grande formato selezionate tra le oltre 8000 immagini raccolte da Robert Gessain durante il suo soggiorno ad Ammassalik nell'inverno del 1934-35 e poi durante la traversata della calotta glaciale artica del 1936 ed ancora negli anni successivi in cui lo studioso è tornato sul posto.
Robert Gessain è stato il primo medico residente ad Ammassalik: aveva accompagnato Paul-Emile Victor nella prima spedizione francese in Groenlandia e ha condotto sul posto diverse ricerche di etnologia, antropologia, demografia, fisiologia e patologia.

La raccolta fotografica segue la vita quotidiana della comunità Inuit al volgere delle stagioni, dall'estate in cui si risveglia la vita fino al lungo inverno artico trascorso al buio nelle case di ghiaccio, e ritrae il mondo artico com’era dagli anni Trenta agli anni Sessanta del secolo scorso.
In estate si montano le tende di pelli, si riparano i kayak e gli uomini riprendono la caccia alla foca, le donne la raschiatura delle pelli ed i bambini i loro giochi al sole; in inverno, invece, si migra verso la grande casa di pietra, si ricompone l'intimità familiare, si avviano i lavori artigianali e si trascorrono le serate a raccontare storie, cantare col tamburo ed ascoltare gli anziani.

Ammassalik era stata “scoperta” per la prima volta nel 1884 da un'ufficiale della marina danese di nome Gustav Holm, che stava risalendo la costa groenlandese con degli umiaq alla ricerca di improbabili discendenti vichinghi, scomparsi dalla Groenlandia orientale già dopo il XV secolo. Il villaggio di Ammassalik ospitava all'epoca 450 persone, di cui 120 cacciatori. Nel 1894 i danesi installarono nel fiordo un piccolo centro commerciale ed una missione luterana, prestando sin dall'inizio estrema attenzione al fatto che gli Ammassalimiut non subissero uno choc dall'incontro con la cultura occidentale. Soltanto nel 1952, infatti, il luogo venne aperto al “turismo” dalla Danimarca e per diversi anni potevano recarsi ad Ammassalik solo ricercatori e scienziati in possesso di uno speciale permesso.

“Juste au-dessous du cercle polaire, sur la côte est du Groenland, trois fiords d'inégale grandeur bodés de haute cimes alpines et de glaciers, pasermés d'un grand nombre d'îles ed d'îlots, formaient depuis de millénaires le cadre de vie d'un petit peuple de chasseurs inuit”.
Questa l'introduzione, poche pagine per accompagnare le prime grandiose immagini di icerberg e montagne innevate.

Il kayak da mare compare sin dalle prime pagine: cacciatori in anorak bianco che si avvicinano al "Pourquoi-Pas?", cacciatori sui loro kayak armati di tutto punto che seguono l'umiak nella migrazione estiva, cacciatori che tornano dalla caccia; poi ancora belle foto di kayak sospesi su strutture di legno per tenerli lontani da cani, volpi ed orsi che potrebbero danneggiarli, di kayak usati per il trasporto multiplo di persone, di kayak a misura di bambini che vi entrano per la prima volta. Una significativa sequenza sulle varie fasi della costruzione e della posa delle pelli, una grande foto con la silhouette di un cacciatore col kayak sulle spalle ed il fucile in mano, un'altra bella immagine di due kayak tirati in secca su una lastra di ghiaccio flottante.

La mia preferita è quella che ritrae un piccolo Inuit che nell'intimità della casa invernale si diletta nella ginnastica sulle corde, un gioco che richiede equilibrio, forza e coordinazione.
La più significativa è quella dei fasci di ammassat, il pesciolino che ha dato il nome al popolo: al principio dell’estate gli ammassat entrano nel fiordo di Ammassalik e gli Inuit migrano dai campi invernali per pescarli con ogni recipiente si trovino a portata di mano. Vengono infilati su lunghe fili, seccati e legati in grandi rotoli che sono poi riposti sotto la piattaforma della grande casa comune e consumati lentamente durante l’inverno...

La raccolta fotografica segue la stessa struttura del volume di Gessain su “Gli Eshimesi”: il succedersi delle stagioni, dalla primavera all’estate all’inizio dell’inverno fino al ritorno della bella stagione dell’anno successivo, e tratta per immagini tutte le principali attività quotidiane del popolo Inuit, i lavori delle donne, i giochi dei bambini, la caccia e la pesca degli uomini, la lavorazione delle pelli, la sistemazione delle tende e la costruzione delle case di pietra, l’intimità vissuta durante le lunghe notti invernali, i riti religiosi. Non potevano mancare le slitte trainate dai cani ed, ovviamente, il kayak da mare.
Gli Inuit sono artigiani sopraffini, capaci di costruirsi ciascuno la propria imbarcazione: un cacciatore di 1,60 mt di altezza avrà un kayak lungo 5,75 mt. e largo appena 45 cm. Tra tradizione e modernità, anche il kayak ha subito modifiche ed aggiustamenti, come molte delle abitudini quotidiane degli Inuit di Ammassalik!

Robert Gessain (1907 – 1986) è stato un medico, antropologo, etnologo ed inuitologo francese, professore al Museo nazionale di storia naturale e direttore del Musée de l'Homme di Parigi e vice presidente dell'Unesco.
Ha fatto parte della spedizione francese inviata dal Musée de l'Homme ad Ammassalik in Groenlandia nel 1934-35, insieme all'ingegnere-antropologo Paul-Emile Victor, al cineasta Fred Matter e al geologo Michel Perez, tutti a bordo del Pourquoi-Pas? comandato dal dottor Jean-Baptiste Charcot, che nel settembre del 1936 farà un triste naufragio non molto distante dalle coste islandesi. L'anno successivo, cioè nel 1936, sempre con Victor e Perez, realizza la traversata della calotta glaciale della Groenlandia da ovest ad est. Da allora, non ha mai smesso di tornare ad Ammasslik per studiare la popolazione, riportando in Francia preziosi documenti scientifici sugli Inuit della costa orientale groenlandese. Una delle sue più strette collaboratrici, Joelle Robert-Lamblin ha collaborato con Paul-Emile Victor alla stesura dei due corposi lavori bibliografici su “La civilisation du phoque”.
Robert Gessain ha pubblicato numerosi lavori sull'antropologia, l'etnologia e la demografia degli abitanti di Ammassalik ma questo è il suo unico testo tradotto in italiano. La sua bibliografia annovera, tra molti articoli scientifici (http://www.arctickayaks.com/PDF/Gessain1968/gessain-pt1.htm), anche altri interessanti volumi: “Ammassalik ou la civilisation obligatoire” del 1969, “Ovibos, la grande aventure des hommes et des bœufs musqés” del 1981 ed “Un homme marche devant” del 1989.
L'unico lavoro dell'antropologo francese tradotto in italiano è il libretto “Gli eschimesi – dalla Groenlandia all'Alaska” che raccoglie le impressioni della prima spedizione francese del 1934-35 nonché molte delle fotografie scattate da Gessain durante la sua permanenza ad Ammassalik, quelle stesse immagini qui ristampate in grande formato per dare giusto lustro ad un lavoro scientifico tanto prezioso.
Si deve alla moglie Monique Gessain, etnologa e direttrice del Centre National de la Recherche Scientifique, che ha accompagnato il marito in Groenlandia, l'iniziativa di pubblicare quest'opera sugli Inuit di Ammassalik per non dimenticare la grande avventura di Robert Gessain e dei suoi tre compagni, vissuta a bordo del battello "Pourquoi-Pas?" nel corso degli anni Trenta.

 

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