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In viaggio nel Cilento
1 - 9 luglio 2006
testo e immagini di Tatiana Cappucci
tratto da Pagaiando n. 6 - novembre 2006

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Avevamo da tempo deciso di trascorrere una settimana nel Cilento in kayak, approfittando del tempo mite dei primi di luglio e di una concomitante vacanza di alcuni nostri amici che abbiamo così incontrato lungo il percorso.
Siamo partiti con tre kayak sul tetto ma solo due posti in auto ed il buon Raffaele ci ha seguito per un buon tratto con la sua intramontabile motocicletta Guzzi per dare vita ad una sua antica aspirazione: andare in vacanza in kayak con la moto!
Abbiamo scovato un campeggio coi fiocchi proprio alle porte di Agropoli, abbiamo lasciato auto e moto al fresco di un parcheggio custodito a due passi dalla spiaggia e ci siamo imbarcati nel tardo pomeriggio per goderci il tramonto dal mare e per cercare indisturbati una caletta riparata per il primo bivacco notturno.
E subito capiamo che il Cilento è uno di quei posti che ti convincono che la terra vista dal mare è più bella.

Il Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano costituisce una delle oasi naturali più belle ed estese dell’intero territorio nazionale; istituito nel 1991, ricco di storia antica e leggende omeriche, immerso nel verde di una rigogliosa e profumata macchia mediterranea, il Parco vanta promontori di grande interesse paesaggistico, come Punta Licosa, il Promontorio di Palinuro e Punta degli Infreschi, dove si concentrano scorci panoramici davvero suggestivi, tra grotte articolate e calette immacolate generalmente irraggiungibili da terra.
La costa del Parco è frastagliata e disseminata di ampie spiagge di sabbia bianca e fine, oppure di piccole cale di ciottoli levigati dal mare, o ancora di punte rocciose ed insidiose che si aprono su una mare blu cobalto dalla limpidezza ineguagliabile, tanto che si riconoscono i fondali di scoglio e le colonie di posidonia anche a grandi profondità.
Purtroppo l’abusivismo edilizio ha lasciato un segno indelebile anche lungo questi litorali, specie tra Casalvelino ed Ascea, dove la duna costiera è ormai soffocata dal cemento, le vecchie torri saracene di impareggiabile bellezza sono aggredite dal disordine edilizio, le casette “panoramiche” sono state prima aggredite dalla inarrestabile furia del mare e poi protette da inquietanti barrire frangiflutti...
Una povera palma murata viva in uno stabilimento balneare costruito sul mare...
L’antico splendore dei piccoli borghi medioevali che si affacciano sulla costa sembra rimasta miracolosamente intatto, quasi a voler dimenticare speculazione e voracità.
Dal mare si possono godere scenari da cartolina: morbide colline punteggiate di vecchie case coloniche contornate di rigogliose bouganville, ordinati filari di vigna che scendono dolcemente a lambire le acque turchesi, grappoli di case in pietra che fanno sfoggio di antica bellezza tra indistricabili intrecci di mirto, cisto e ginestre.
Dappertutto profumo di terra e di mare.

Abbiamo scelto di iniziare il viaggio da Agropoli, ma nulla vieta di invertire la rotta; punti comodi di imbarco si trovano praticamente in ogni paesino che si affaccia sul mare, con spiagge di sabbia fine a ridosso dei numerosi porticcioli e con negozi di generi alimentari e articoli sportivi a due passi dal mare.
Ogni paesino ha una sua peculiarità che lo rende facilmente riconoscibile anche dal mare (ma chissà poi perché non scrivono all’ingresso del porto il nome del paese come fanno con i cartelli stradali!): Agropoli, con il suo borgo letteralmente affacciato sul porto, dall’alto del promontorio che ha suggerito ai Bizantini il nome da dare al paese (Acropolis, città posta in alto); Santa Maria e San Marco, marine del collinare paese di Castellabate che domina dall’alto lo specchio di mare che circonda Punta Licosa; Ogliastro, affiancata da una lunga spiaggia di sabbia fine e bianchissima che stranamente rimane quasi deserta; Agnone, Acciaroli e Piopppi, tre borghi marinari di indicibile bellezza, protesi sull’acqua come a volere prendere il largo, ognuno con la sua chiesetta affacciata sul porto ed il campanile a guardare l’orizzonte (a Pioppi non mancate di fotografare le torri merlate del seicentesco Castello Vinciprova che oggi ospita il Museo Vivo del Mare) (di Acciaroli invece cancellerei quell’orrendo ristorante di vetro a 4 piani costruito direttamente sulla spiaggia e casualmente troppo vicino alla cattedrale... sigh); Velia, antica città ellenica che impone le sue mura ciclopiche sul profilo del colle che si protende in mare tra Calsavelino ed Ascea; Marina di Pisciotta, adagiata ai piedi dell’omonimo paese di montagna, dominato dalla mole giallastra della basilica; Palinuro, caratterizzato dalla moderna struttura della cattedrale a forma di pandoro gigante glassato al cioccolato; Marina di Camerota, anonimo borgo incastonato nel tratto di costa più bello, ed infine Scario, forse il più caratteristico e ospitale dei paesi costieri, con la sua passeggiata pedonale sul lungo mare, tra negozietti di artigianato locale e vasai di gerani fioriti ed un curioso cartello stradale sotto il campanile: posteggio riservato al parroco e al sindaco (giuro!).

Avremmo trascorso volentieri l’intera settimana solo a Punta Licosa, un luogo magico sospeso tra terra e mare, lontano dal mondo e quasi completamente isolato.
I sentieri che attraversano la fitta pineta permettono di raggiungere le calette riparate che si aprono davanti all’isolotto di Punta Licosa; pochi sono i villeggianti che si avventurano laggiù, per riposare all’ombra dei pini profumati, comodamente sdraiati tra bizzarre sculture naturali di elefanti e ranocchi modellate dal vento e dal mare tra i cumuli di posidonia rovesciata sulla spiaggia.
Le terrazze panoramiche che si aprono naturalmente nella pineta invitano a montare la tenda e a trascorrere la notte guardando le stelle e ascoltando il rumore del mare che frange sulla costa ... a Raffaele ha ricordato la Croazia, ma io non avevo mai visto un posto così...

Capo Palinuro, invece, è attanagliato nella morsa di troppi barconi turistici, rumorosi e maleodoranti, carichi di fotografi troppo pigri per pagaiare o nuotare fino alle grotte che numerose si aprono lungo le sue pareti a picco sul mare... la Grotta Azzurra lancia fasci di luce davvero azzurra e la Grotta di Cala Fetente esala pungenti odori di zolfo; gli archi naturali creano giochi di vuoto e pieno tra i pinnacoli rocciosi che si ergono dritti al cielo, mentre quelli che si sono adagiati sulla spiaggia sono stati previdentemente ingabbiati in una maglia di acciaio che trattiene pietre e pietruzze prima che atterrino sugli ombrelloni colorati dei bagnanti.
La lunga spiaggia che si apre subito a sud di Capo Palinuro è una delle più belle spiagge che abbia mai visto; ciottoli levigati dal mare che lasciano pian piano il posto ad una sabbia calda e fine, acque limpide che sprofondano a venti metri dalla riva in un mare sempre pulito, macchia mediterranea folta e rigogliosa che nasconde bene i tanti campeggi che si susseguono senza soluzione di continuità lungo la strada litoranea, stabilimenti balneari stranamente discreti e silenziosi (forse per la bassa stagione dei primi di luglio) e un panorama davvero mozzafiato, specie quando il sole si tuffa al tramonto dietro il Capo e le prime stelle si accendono in cielo.
Abbiamo montato le tende subito fuori l’ingresso in spiaggia del campeggio scelto dai nostri amici per parcheggiare camper e auto; la rete da pallavolo è stata prezioso stenditoio e la parete montuosa alle spalle è stata clemente riparo dal primo sole del mattino... neanche il tempo di un caffè e la sabbia era già infuocata!

Punta degli Infreschi, infine, è un vero angolo di paradiso!
Il cuore pulsante del Parco, una costa davvero favolosa, grotte ogni dove, calette immacolate raggiungibili solo via mare, profili imponenti delle montagne retrostanti, mare limpido e invitante... indescrivibile la bellezza del paesaggio.
E l’emozione unica di entrare e uscire dalle grotte, in solitudine e silenzio, distratti solo da qualche gabbiano stranamente rispettoso delle ubbie del buon Mauro, fondali profondi ma perfettamente visibili, pinnacoli di roccia ad incoronare le montagne e pareti a picco sul mare da lasciare senza fiato...
Sono poco più di 10 miglia, ma abbiamo impiegato due giorni per percorrerle...
Ed infatti, appena sbarcati a Policastro, dopo una rapida visita alla foce del fiume Bussento, acqua fredda ed un persistente profumo di menta, pecore al pascolo e cavallini fulvi che attraversano a nuoto proprio mentre arriviamo in kayak, ci rimettiamo subito in viaggio alla volta di Punta degli Infreschi, stavolta raggiungendola da sud per gustarci il panorama da un’altra angolazione ... ed è un vero spettacolo della natura!

Ci dispiace quasi dover rientrare, ma i giorni a disposizione sono quasi finiti e abbiamo deciso di non utilizzare la macchina per fare il recupero dei kayak ... un temporale ci blocca subito dopo Capo Palinuro, una pioggia fitta di quelle che tingono tutto di grigio, l’acqua che zampilla sull’acqua, il mare che diventa d’inchiostro, le nuvole che avanzano veloci sospinte da un vento sempre più forte... e la macchina fotografica che non riesce a catturare la bellezza commovente di tanta intraprendenza meteorologica... poi però le raffiche diventano violente e raggiungere la riva sembra sempre più difficile... quasi due ore per coprire poco meno di due chilometri... una memorabile pagaiata contro vento, e quando scendiamo finalmente a terra per montare la tenda in una cala ridossata, ironia della sorte, il vento gira!
Ma ormai avevamo deciso di montare la tenda ed aspettare la mattina seguente per riprendere il viaggio... 48 chilometri in un solo giorni per concludere l’itinerario e tornare alla base di partenza !
Scopriamo di avere scelto bene il campeggio: frangenti lungo la riva che mi impensieriscono un po' solo per il fragore, sbarco deciso e tranquillo e una piccola serie di sorprese a terra: acqua dolce per la doccia sulla spiaggia (la prima dopo un’intera settimana), acqua corrente anche per lavare i kayak e l’attrezzatura (niente male per combattere gli odori disgustosi del neoprene), e ciliegina sulla torta il ristorante del campeggio che ci ha permesso di “fare i signori” per una sera e di gustare una pizza servita su piatti di vimini intrecciato per mantenere il fondo caldo e croccante...
Un viaggio indimenticabile!
 

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