TATIYAK - letture

Inuti e Popoli del Ghiaccio
Curatrice della mostra Gabriella A. Massa
Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino
2 dicembre 2005 - 29 maggio 2006
Skira Editore 2005

Scheda del 9 febbraio 2012 a cura di Tatiana Cappucci

E’ il catalogo della prima mostra interamente dedicata ai popoli che abitano le aree circumartiche, allestita in Italia in occasione dei XX Giochi Olimpici Invernali di Torino.
Doveva concludersi il 30 aprile 2006 ma è stata prorogata di un mese al 29 maggio 2006.
I pezzi esposti, oggetti di uso quotidiano ed opere d'arte di pregio degli ultimi tre secoli, provengono da numerosi Enti italiani, fra i quali il Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini" di Roma, il Museo Etnografico Polare “S. Zavatti" di Fermo, il Museo delle spedizioni di G. Monzino a Villa del Balbianello, il Musée de la Civilisation du Québec e da collezioni private italiane, compresa quella delle stessa curatrice della mostra Gabriella A. Massa.
"Si tratta di una mostra che abbraccia la maggior parte delle popolazioni che vivono nell'estremo Nord del nostro pianeta – spigava nelle interviste Gabriella A. Massa – con reperti provenienti da Siberia, Alaska, Canada, Groenlandia e Nord Europa; una mostra per far conoscere meglio gli Inuit e promuoverne la cultura, fondata sulla pace, la tolleranza e il profondo rispetto per le persone e per l'ambiente, valori che il mondo cosiddetto civilizzato, sembra talvolta avere smarrito".
Arricchiscono la mostra alcune immagini di proprietà dell'Archivio Fotografico Italgas di Torino, provenienti da una rassegna fotografica realizzata da Giuseppe Tornatore durante un viaggio in Siberia e una selezione di fotografie d'arte appartenenti alla raccolta “Spirits of the North", frutto del lavoro della fotografa italo-canadese Silvia Pecota, svolto durante i suoi viaggi nel Nunavut.
Una sezione della mostra, intitolata “Nunacarte - opere di artisti piemontesi su carta del Nunavut" presenta una quarantina di lavori inediti di artisti di fama internazionale che hanno lavorato su un supporto comune, una speciale carta esquimese appositamente importata dal Canada. Questa sezione, sottolinea la curatrice Ivana Mulatero, “ intende celebrare l'incontro culturale ed artistico fra due aree geografiche distanti ma affini: il Nunavut ed il Piemonte".

La prima parte del catalogo è dedicata alla presentazione delle collezioni pubbliche e private che arricchiscono la mostra, sulle prime scoperte archeologiche e sulla cultura di Thule, sulle lingue dei popoli del ghiaccio, e si chiude con un breve capitolo dedicato ad una rara espressione artistica dei frequentatori dell’Artico, il scrimshaw, l’incisione sull’avorio dei denti di capodoglio e delle zanne di tricheco, sui fanoni delle balene e sui alcuni tipi di osso o di corno.
Il catalogo presenta poi i pezzi esposti: giacche, pantaloni e stivali da donna, sculture in steatite, incisioni di avorio, maschere di legno scolpito, statuette in osso, collane di perline o avorio, figurine zoomorfe, riproduzioni in scala di umiak e kayak, bambole di avorio e pelliccia, pettini e pipe, uno splendido trapano ad arco del XIX secolo, lampade in legno e pietra, oggetti di uso quotidiano come l’immancabile ulu, il raschiatoio usato dalle donne per ripulire le pelli e per tagliare la carne.
Una sequenza di oggetti preziosi, raffinati e di grande fascino: la mostra sarà stata senz’altro molto interessante, così ricca di reperti antichi e recenti che bene raccontano la storia dei popoli dei ghiacci.


Una delle pagine di introduzione dei capitoli del catalogo in lingua Inuktitut

Il catalogo raccoglie inoltre una serie di articoli molti interessanti e presenta nell’ordine: le collezioni di oggetti dell’Alaska meridionale e della costa nord-ovest del Pacifico del Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino con, tra gli altri, dei cucchiai ricavati dai fanoni di balena; i popoli siberiani e le culture dell’Alaska e della Groenlandia nonché la raccolta di oggetti lapponi raccontata dalla carte storiche dei viaggiatori nelle collezioni del Museo Nazionale di Antropologia e Etnologia di Firenze; un incontro con gli Inuit della collezione fotografica di Enrico Hillyer Giglioli conservata nel Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini” di Roma con alcune splendide fotografie di Inuit di fine Ottocento; la conservazione della memoria storica polare italiana del Museo Polare Etnografico “Silvio Zavatti” di Fermo con un bellissimo esemplare di tamburo in legno e pelle di caribù ed un essenziale gioco di osso e cordicelle; la collezione Inuit di Ugo Canepa come esempio di collezionismo delle “culture altre” nordamericane; la cultura Inuit di Guido Monzino a Billa del Balbianello, con una bella figurina di cacciatore con la foca; la collezione dell’Alaska meridionale e della costa nord-ovest del Pacifico “Giovanni Marro – Paolo De Vecchi” del Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino con notizie storiche sulla consistenza della collezione; i popoli artici e le collezioni del Musée de la Civilisation du Québec che, con oltre 1550 sculture, disegni e stampe, insieme a circa 325 oggetti di carattere etnologico, non tutti esposti a Torino, ovviamente, si colloca al sesto posto tra le raccolte pubbliche canadesi.
C’è infine un interessantissimo capitolo sui popoli dei ghiacci visti attraverso il patrimonio documentario cinematografico dell’Istituto Luce di Roma, che raccoglie cinegiornali d’epoca e due fotografie tratte dal documentario “Lapponia: allevamento delle renne” girato tra il 1921 ed il 1934: si scopre così che l’Istituto Luce conserva nei suoi magazzini di Cinecittà un documentario sonoro in bianco e nero del 1945 intitolato “Eskimesi a bordo di kayak” che sarebbe davvero interessante recuperare e vedere.


Qayaq in osso, avorio e pelle animale del XX secolo – Nunavut (Canada)
Collezione privata Gabriella A. Massa – dono dell’Association des francophones du Nunavut

L’ultimo capitolo del catalogo è intitolato “Un medico nel Grande Nord” ed è stato scritto da Francesco Eugenio Negro, un medico che si interessa di omeopatia ed agopuntura che passa il tempo libero in Artico da diversi anni: “gli abitanti di questa regione hanno cuori sanissimi ed assenza di mal di testa! [...] studi intrapresi a partire dagli anni ottanta dimostrano che la comunità Inuit del 78° parallelo ha nel sangue tassi bassissimi di trigliceridi e di colesterolo”. Mangiano carne di foca e pesce halibut, ricca di grassi Omega 3, benefici e salutari: una sorta di premio della natura ad una popolazione che vive in un ambiente estremo, ma forse anche una delle concause di depressioni, tendenza all’alcolismo e al suicidio. Sarebbe interessante approfondire gli studi medici per valutare come le abitudini alimentari che gli occidentali stanno cercando di modificare per tornare ad uno stile di vita più sano negli Inuit abbiamo eliminato le emicranie ma forse favorito sull’umore e sul comportamento.

Gabriella A. Massa era una archeologa italo-canadese ed una grande esperta di cultura ed arte Inuit. Ha vissuto gli ultimi anni a Torino e ha avuto occasione di conoscere e frequentare un gruppo di appassionati canoisti, cui ha suggerito il nome della nascente associazione “Qajait”, gli uomini che vanno in kayak.. E’ scomparsa nel 2011 lasciando un gran vuoto...

Il suo sito ed il suo blog sono ancora attivi e meritano una visita:
http://www.gabriella-massa-archeonova.com
http://gabriellamassa.wordpress.com

 

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