TATIYAK - letture

Guido Monzino
L'ultimo signore di Balbianello e le sue ventuno spedizioni
Rita Ajmone Cat - Alberto Libraio Editore 1997

Scheda del 7 ottobre 2009 a cura di Tatiana Cappucci

E’ un libro un po’ ridondante, scritto con una prosa ricercata tutta rivolta alla esaltazione delle imprese sostenute dal protagonista, “a riconfermare quanto l’uomo possa ardire contro le forze più avverse della natura, quando la dedizione incondizionata ai supremi ideali ne sostenga la volontà, il coraggio, la tenace perseveranza”!
Se è vero che Guido Monzino ha issato la bandiera tricolore sulle più alte vette e alle più alte latitudini, ideatore, organizzatore e promotore di importanti spedizioni africane ed artiche, è anche vero che la sua curiosità e la sua perseveranza gli hanno fatto raggiungere mete difficili in compagnia delle sue Guide del Cervino per puro spirito di avventura, senza compiere delle imprese ineguagliabili, conquistare dei record, lanciare delle sfide... lo studio approfondito, la perizia tecnica e soprattutto l’organizzazione formidabile e scrupolosa che curava personalmente fin nei minimi dettagli hanno caratterizzato le sue ventuno spedizioni, tutte coronate da successo nonostante le serie difficoltà incontrate ed i molteplici rischi affrontati, e sempre “senza perdere un sol uomo”.

Così è stato per le sei spedizioni nella Groenlandia occidentale tra il 1960 ed il 1962, quando raggiunge il 66°, il 74° ed il 77° parallelo, spingendosi una volta sino al 72° con tre slitte trainate da cani sotto la guida esperta di due Inuit locali; così è stato per le due successive spedizioni nella Groenlandia orientale tra il 1963 ed il 1965, quando ha risalito con le sue preziose ed esperte Guide del Cervino le insidiose cime delle Alpi Stauning, un massiccio appartenente al più freddo lato orientale della grande isola artica, rimasto inesplorato sino al 1950; così è stato anche per la più impegnativa e lunga Spedizione Italiana al Polo Nord compiuta tra il 1969 ed il 1971 con un complesso programma articolato in cinque spedizioni successive, due crociere nautiche nei mesi estivi del 1968 e 1970, due viaggi di allenamento con le slitte sul mare ghiacciato nel 1969 e nel 1970 ed infine con due tappe di avvicinamento nel percorso verso nord, coronando il sogno di raggiungere il cuore del Mare Glaciale Artico!
“La Groenlandia è dolce e forte, è amica ed inebriante, anche quando le sofferenze dell’uomo possono essere massime... lascia davvero un male o una malìa forse ancora più penetrante dell’Africa stessa, certamente duratura, forse leggermente angosciosa”; così scrivere Monzino della immensa distesa di ghiacci bianchi quasi completamente disabitata; talvolta, per attraversare quelle gelide acque percorse da forte correnti, sarà necessario utilizzare gli stessi lastroni di ghiacci come dei veri e propri traghetti!

Monzino incontra, conosce ed apprezza gli Inuit Groenlandesi, fa tesoro per le sue spedizioni delle loro conoscenze, utilizza i loro cani e le loro slitte: “la lunghissima frusta da corto manico, che i guidatori usano con straordinaria abilità e precisione, viene lasciata strisciare sul ghiaccio per fare tenere la giusta distanza ai cani che seguono”.
Apprezza la versatilità delle slitte groenlandesi, lunghe dai tre ai quattro metri e larghe anche ottanta centimetri, costruite con assi di legno tenute assieme da legature di tendini di foca che conferiscono elasticità e robustezza insieme, caratteristiche indispensabili per sopportare il peso di svariati quintali e gli sbalzi ripetuti sulla banchisa accidentata.
Monzino utilizzerà le slitte non solo come mezzo di trasporto ma anche come rifugio durante il viaggio, avendo avuto l’accortezza di fare preparare a Milano delle nuove tende “cucite appositamente per essere montate sulle slitte, di solito due, che fungono da letti secondo l’usanza artica… consentendo di dormire più isolati dal ghiaccio del suolo”!
“Il vestiario adoperato per secoli dalle popolazioni locali si dimostra ancora il più valido per la praticità della foggia, per la straordinaria resistenza all’usura nella continua lotta tra i ghiacci e soprattutto per l’essenziale, insostituibile difesa dall’atroce freddo polare”.
“Un’escursione in slitta all’isola di Herbert (quella tanto cercata da Kari Herbert e così ben raccontata nel suo romanzo biografico “La figlia dell’esploratore”) per salutare Kali Peary, il figlio naturale dell’esploratore, consente una verifica di questi abiti polari in un rigido inverno ancora dominato dalla luna delle lunghissima notte artica. La scelta scrupolosa delle pellicce e la loro accurata confezione si riveleranno molto importanti contro i temibili effetti del gelo e, grazie anche a tale sollecitudine, nessuno subirà congelamenti”; naturalmente, saranno le donne Inuit di Qanaq a confezionare le divise per i membri della spedizione e a cucire per tutti loro sia le giacche col cappuccio di pelliccia di caribù, sia i pantaloni di pelle di orso, sia i guanti di pelo di cane col palmo in pelle di foca e lana all’interno, sia gli stivali di pelle di foca foderati di coniglio artico, sia i copri stivali di pelle di volpe bianca.
Così, ancora una volta, come per altre spedizioni polari, l’esploratore italiano viene aiutato, sostenuto e salvato dalla straordinaria capacità Inuit di adattamento all’ambiente, dalla profonda conoscenza del mondo artico e dalla insuperabile resistenza nelle situazioni più critiche; tante, tantissime spedizioni sono riuscite e ancora prima sono state rese possibili dalla partecipazione spontanea degli Inuit, raffinati conoscitori della propria terra.

La spedizione al Polo Nord è costellata di innumerevoli difficoltà, talvolta anche da sabotaggio ed ostruzionismo, ma le doti diplomatiche di Monzino gli permetteranno di coronare con successo l’impresa anche per il contributo delle guide Inuit e dei loro valorosi cani da slitta.
Una vita avventurosa, quella di Monzino, mossa da una forte passione per la montagna e da un grande spirito di solidarietà con le Guide del Cervino e riassunta forse nel motto che apre e chiude il volume: “nella nostra vita si possono raggiunger le vette più alte, sempre che ciascuno intenda dare, veramente, il meglio di sé stesso”.

Guido Monzino è l’erede della famiglia milanese che negli anni venti fondò i grandi magazzini ; scopre la passione per l'avventura e per la montagna alla metà degli anni cinquanta quando sale per scommessa il Monte Cervino. Successivamente autore di grandi imprese alpinistiche e sociali: 21 spedizioni in tutto il mondo, fra cui la prima ascensione italiana all'Everest nel 1973, il lascito al FAI della straordinaria Villa Balbianello sul lago di Como, la donazione di una tenuta al Governo cileno per l'ampliamento del Parco del Cerro Paine, la realizzazione del “Rifugio Monzino” per le guide del Cervino. Le sue spedizioni, condotte senza lesinare tempo e denaro, erano caratterizzate dalla meticolosa organizzazione; Monzino “era solito organizzarle di persona, studiandone nei minimi dettagli problemi di logistica ed equipaggiamento”.
Una curiosità su Guido Monzino riguarda il mondo del kayak: la “Regatalonga del Lario” a Lezzeno, regata internazionale non agonistica, aperta a tutte le imbarcazioni remiere e ai partecipanti dalla provenienza più eterogenea e di ogni età, fu ideata e poi sostenuta economicamente proprio da Guido Monzino. L'idea, unica al mondo nel suo genere, venne in seguito ripresa da Venezia con la Vogalonga, conosciuta universalmente. L'esploratore soggiornò diversi anni sul Lago di Como ed il museo che ricorda le sue imprese è ospitato presso Villa Balbianello sul promontorio del Lavedo a Lenno, ora di proprietà del Fondo per l'Ambiente Italiano: tra i reperti dei suoi numerosi viaggi spicca la bella slitta in legno e tendini di foca utilizzata nella sua spedizione al Polo Nord.

       
 

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